sabato 18 agosto 2007

«Inezie» autorevoli in materia di lavoro
16 agosto 2007

Diceva Platone che gli errori maggiormente devianti sono quelli iniziali.Come in artiglieria vale la regola per cui lo spostamento pur minimo della bocca da fuoco, in partenza, causa l'impossibilità che il proiettile centri l'obbiettivo, così, nella logica, l'errata valutazione delle premesse, determina errori irreparabili.Ebbene, tutta la problematica in materia di lavoro è oggi permeata di fesserie o perché gli addetti ai lavori non hanno letto Platone o perché non hanno fatto servizio militare in artiglieria (ovvero, pur avendolo fatto, non hanno capito un «tubo»).Dimostrerò ora la validità di questi principi soffermandomi a considerare i tre problemi più scottanti in materia di lavoro:la conflittualità contrattuale, la disoccupazione, l'immigrazione.
1) La conflittualità contrattualeL'equivoco di fondo che impedisce ogni possibilità di sostituire alla regola della «conflittualità» quella del «tener fede alla parola data», si basa sulla circostanza che tutta la dinamica dei contratti di lavoro risente ancora dell'equivoco della teoria del plusvalore di Marx.Marx disse che il datore di lavoro «truffa» a danno del lavoratore il margine di profitto cioè il «reddito di capitale», ossia il «plusvalore».E' sorto così il sindacato come strumento di rivoluzione per rivendicare nei confronti del datore di lavoro il «plusvalore» sotto forma di «aumento dei salari».Poiché il salario non è «profitto», ma «costo», l'aumento dei salari non può causare distribuzione di profitto, ma solo «aumento dei costi», con il conseguente «aumento dei prezzi» e quindi della inflazione che causa la ulteriore necessità di aumentare i salari in una spirale senza fine.Come il cane che si morde la coda.La soluzione del problema sta nell'attribuire, sotto forma di reddito, il reddito e, sotto forma di salario, il salario.Il reddito deve essere corrisposto al cittadino come tale senza il corrispettivo del lavoro (altrimenti sarebbe salario) e cioè nella qualità di proprietario e non di lavoratore.La formula del «tutti proprietari» enunciata nella «Rerum Novarum» era concettualmente esatta.Senonché il principio rimaneva relegato nella soffitta delle utopie, perché non poteva essere realizzato che togliendo ai ricchi per dare ai poveri.Di qui la contrapposizione tra destra (tendenzialmente i più ricchi) e sinistra (tendenzialmente i più poveri), in una conflittualità cronica incomponibile.Oggi, con la definizione del valore monetario come valore indotto, producibile senza altro costo che quello del simbolo, rendendo partecipe ogni cittadino della quota di reddito causato dall'emissione monetaria è possibile attribuire ad ognuno un «reddito di cittadinanza» come contenuto economico di un diritto sociale universale, superando l'antitesi fra destra e sinistra.In altri termini, una volta dimostrato che la moneta ha valore per il semplice fatto che ci si è messi d'accordo che lo abbia, sarà possibile garantire ad ognuno nella qualità di «proprietario» un diritto della persona con contenuto patrimoniale.Rafforzata così, una volta per sempre e definitivamente, la posizione del contraente più debole, il contratto di lavoro potrà tornare ad esistere sulla regola del «tener fede alla parola data» perché il lavoratore accetterà il contratto, non perché costretto dallo stato di necessità, ma perché lo ha liberamente voluto.Egli potrà così accettare un contratto di lavoro anche per una lira al mese.I contratti collettivi non avranno più ragione di esistere.La concorrenza della mano d'opera straniera sotto pagata, sarebbe totalmente abolita perché finalmente il mercato tornerebbe ad operare nel rispetto dei fondamentali valori etici, giuridici ed economici di un diritto sociale universale.
2) La disoccupazioneLa disoccupazione, così come concepita dai politologi contemporanei è un falso problema.Il vero problema, infatti, non è la disoccupazione ma «la voglia dilavorare che non c'è più».Nessun politico ha capito infatti che non stiamo vivendo in regime di «democrazia», ma, di «usurocrazia».Quando gli economisti ed i politici alla ribalta, pretendono di analizzare le cause della disoccupazione sul principio della insopportabilità dei costi di produzione ignorando la circostanza che la Banca Centrale, all'atto dell'emissione carica il costo del denaro del 200% prestando il dovuto, ossia addebitando alla collettività il denaro che ad essa dovrebbe essere accreditato, e che questo costo, già enorme di per sè, viene ulteriormente gravato degli interessi bancari e dei prelievi fiscali per raggiungere il traguardo del 300%, si comprende perché meritano di essere giudicati per quello che sono: un conglomerato di presuntuosi imbecilli.Per rendersi conto della validità di questi argomenti basti ricordare che quando la moneta era d'oro il portatore ne era il proprietario; con l`avvento dello Stato costituzionale e della moneta nominale ne è diventato inconsapevolmente il debitore.Solo così si comprende perché «tutti gli usurai sono liberali anche se non tutti i liberali sono usurai», secondo l'intuizione poundiana.I liberali «non usurai» potevano essere perdonati per la loro ingenuità quando gli eventi storici non avevano ancora evidenziato il trionfo clamoroso dell'usura: ormai non più.Pretendere di sostenere la giustificazione razionale ed etica di questo regime spacciando sotto il titolo nobilissimo di «democrazia», «l'usurocrazia», trasforma l'ingenuo in «trombone» della politica.Il vero scopo inconfessato della Rivoluzione Francese è stata la separazione della sovranità monetaria dalla sovranità politica per attribuirla alle soggettività strumentali delle Banche Centrali e trasformare i popoli da proprietari in debitori del loro denaro, sostituendo alla moneta d'oro la moneta nominale,ossia alla moneta proprietà la moneta debito, ossia al «numero dell'Uomo», il «numero della bestia».Una volta si lavorava per un profitto: la speranza di conseguirlo causava l'incentivo a lavorare.Oggi chi più lavora più si indebita.Ecco perché non solo passa la voglia di lavorare, ma addirittura viene la nausea del lavoro.E' questa dunque la causa vera della disoccupazione: l'usura.
3) L'immigrazioneIl denaro per gli uomini è come l'acqua per i pesci.In tempi di siccità i pesci abbandonano le zone asciutte e si rifugiano nelle pozzanghere d'acqua.Su questa regola elementare, i banchieri dell'ottocento spostarono milioni di uomini dall'Europa all'America del Nord, creando rarità monetaria in Europa ed abbondanza di moneta-carta, di costo nullo, in America.Oggi i padroni del denaro hanno creato rarità monetaria nelle cosiddette aree depresse - o, per meglio dire, che hanno deciso di deprimere - sicché, come i pesci, i popoli si spostano verso le aree con minore rarità monetaria.Anche per questo problema dunque la soluzione è abolire l'usura, ossia fare di ogni popolo il proprietario della sua moneta in modo che ognuno possa rimanere in pace a casa sua.
Giacinto Auriti
Macchinette mangiasoldi, un buco nelle casse dello Stato da 98 miliardi
15 agosto 2007
Pari a tre finanziarie non riscossi dai Monopoli di Stato, finiti nelle tasche della casta politico mafiosa.
Quattrini che lo Stato non ha mai riscosso dalle macchinette videopoker e dei giochi.
È scritto nero su bianco nella relazione di una supercommissione di esperti, guidata dal sottosegretario all’Economia Alfiero Grandi e dal generale della Finanza Castore Palmerini, finita sul tavolo del viceministro s-pregiudicato Vincenzo Visco, che accusa gli Italiani di essere degli evasori ma l’aspetto più scandaloso è che, secondo il Gruppo antifrodi tecnologiche della Guardia di Finanza, parte di questo denaro è finito nelle tasche della criminalità organizzata "Cosa Nostra", sotto il naso di chi avrebbe dovuto controllare: i "Monopoli di Stato", trasformati in interessi di casta. Su questo scandalo indagano gli uomini migliori delle Fiamme Gialle, la procura della Corte dei Conti a Roma, diverse procure in tutta Italia (Venezia, Bologna e Roma).
Un’idagine che si riferisce soprattutto agli anni passati, ma la situazione non è cambiata: "È da segnalare a tutt’oggi - scrive la Commissione - il permanere di un'altissima percentuale (anche questa “testimoniata”) di apparecchiature che dovrebbero essere collegate alla rete dei Monopoli di Stato che invece non vengono rilevate. Un’inchiesta svolta non senza pericoli, lasciano intendere gli uomini della Guardia di Finanza.
Tutto è rimasto fin'ora sotto silenzio, un commissario rivela: "Pensavamo che questa relazione fosse un’autentica scossa. Invece se n’è parlato pochissimo e la parte relativa alla criminalità organizzata è praticamente scomparsa”, la relazione è sulla scrivania del viceministro Visco.
Visco, è complice o incompetente?
10 AGOSTO 2007

RISERVE AUREE: BUONTEMPO, MANOVRA PER ARRICCHIRE LE BANCHE
(ANSA) - ROMA, 9 AGO - "Prodi non puo' vendere l'oro finche' la Banca d'Italia non sara' pubblica": lo afferma Teodoro Buontempo, presidente della Destra, ricordando come esista una legge che prevede, entro il 2008, il ritorno della Banca d'Italia nella proprieta' pubblica."La ventilata vendita dell'oro - comportera', se attuata in questo momento, un beneficio minimo per le casse dello Stato che incasserebbe solo la plusvalenza della vendita, il resto del ricavato finirebbe spartito tra le banche italiane che detengono la proprieta' della Banca d'Italia" ha puntualizzato il deputato.
"Cio' e' inaccettabile, anche in considerazione del fatto che le banche private sono diventate proprietarie della Banca d'Italia 'contra legem', aggirando a suo tempo la normativa originaria che disponeva la proprieta' pubblica della principale istituzione monetaria del paese".
"'Con questa manovra si prospettano benefici, ancora una volta, per i poteri forti e si danneggiano i sacrosanti interessi del Paese, dei cittadini e proprio con l'incredibile scusa di fare il bene di lavoratori e pensionati. A settembre interroghero' a fondo il Governo sulle politiche stravaganti, partigiane e pericolose che vengono fatte - conclude - con i soldi dei cittadini". (ANSA).
Perchè i quotidiani e le tivù, anche locali non riportano notizie ANSA?

giovedì 9 agosto 2007

Petizione Acqua Potabile

Oggetto: richiesta indizione assemblea pubblica

Da mesi molte famiglie del Nostro Comune non possono più beneficiare del bene primario dell’acqua potabile, beneficio gia precario in precedenza , vista l’assenza di condotte idriche principali nelle loro zone.
Il problema è nato in quanto il mezzo comunale (autobotte) è stato acquisito dal gestore unico Abbanoa S.p.A., che non riconosce la possibilità del vecchio dipendente di continuare a lavorare in tale servizio che ha ripetutamente negato di dover espletare tale fondamentale servizio –si parla di zone prive di fontanelle, a differenza di altre dove tale mancanza è affievolita dalla presenza delle fontanelle stesse-.
Da sottolineare il fatto che queste famiglie, tutte in possesso di regolare licenza edilizia, da tanti anni attendevano una risposta certa al loro grave handicap infrastrutturale, e al contrario si sono visti negare qualsiasi dignità di cittadinanza nel nome di non ben chiarite convenienze aziendali.
Si specifica oltretutto che di tale servizio usufruiva pure un centro dialisi, che, soprattutto in periodo estivo, non può rimanere senza un costante approvvigionamento idrico.
Gli abitanti firmatari chiedono pertanto alla Circoscrizione un incontro col Sindaco del Comune di Quartu Sant’Elena perché si faccia mediatore con l’ente unico e si impegni in prima persona per salvare perlomeno i diritti di base di cittadini che si son visti da un giorno all’altro togliere un seppur precario bene di consumo quotidiano.

Fiduciosi attendono una risposta positiva.