Il governatore Renato Soru e tutta l'armata branca leone dice: bisogna essere solidali? è con tutti i disoccupati, precari, senza casa, ecc... si è solidali all'immondezza. "sic". riporto documento del 1 giugno 2007. ecco perchè il governatore Soru "sene-deve-andare"!!!!
Decreto Legge n. 61 (G.U. n. 108, 11-5-2007)
1 giugno 2007. I telegiornali hanno mostrato cumuli di spazzatura, parlando di "emergenza rifiuti" in Campania, ma si sono guardati bene dallo spiegare come mai le società preposte alla raccolta dei rifiuti non hanno fatto il loro dovere, e perché le autorità non sono intervenute adeguatamente. Cosa avevano da nascondere? E' ovvio che in questi fatti sconcertanti c'è la responsabilità delle autorità locali e nazionali, dato che non devono essere i cittadini stessi a gestire la spazzatura. Qual'è la verità di tutto questo? Perché i cittadini campani devono pagare bollette più salate pur essendo costretti ad avere sotto casa cumuli di spazzatura fatiscente? Sarebbero state almeno 700.000 le tonnellate di immondizia gettate sul territorio campano, esposto criminosamente al degrado e a seri pericoli sanitari. Questa situazione è costata parecchio a tutti noi: 500 milioni di euro soltanto per la gestione commissariale, e 1 miliardo e 300 milioni per la "risoluzione dell’emergenza", che ancora non c'è stata. La situazione è peggiorata dall’estate del 2006, periodo in cui sono iniziate le proteste contro la costruzione di discariche e inceneritori sul territorio campano. I rifiuti non sono più stati ritirati, fino ad arrivare ad accumulare 7000 tonnellate al giorno di immondizia sparsa per la Campania. La situazione d'"emergenza" è servita a "subcommissari" e "consulenti" di vario genere, che hanno incassato 9 milioni di euro, per "Consulenze di esperti", fatte dal 2000 al 2005. Si tratta in realtà di pagamenti clientelari a sostenitori politici di destra e sinistra. Altro caos è stato creato fra gli impiegati pubblici, che sono stati messi in condizioni di non svolgere il loro lavoro, mentre il servizio veniva affidato a società private, che avrebbero dovuto organizzare la raccolta differenziata, ma incassavano denaro senza adempiere alle loro funzioni.[1] Nell'ottobre del 2006 è stato nominato commissario straordinario per l’emergenza rifiuti in Campania il capo della Protezione civile Guido Bertolaso, che ha assunto la funzione di controllo della situazione, al fine di assecondare i piani del governo. Bertolaso, senza spiegare la gravità della situazione, per rassicurare, in questi giorni ha dichiarato: "Se siamo fortunati, nell’arco di una decina di giorni si risolve la crisi in atto e con l’inizio dell’estate si potrà lavorare tranquillamente... (ci sono) ipotesi allo studio di riapertura di discariche chiuse per quantitativi che non daranno fastidio a nessuno e siti di stoccaggio temporaneo".[2] La "gestione straordinaria" è stata una macchina mangia soldi pubblici, e un modo per generare altro caos, per far sì che i cittadini si piegassero alle decisioni del governo. Il 6 ottobre del 2006, era stato approvato dal Consiglio dei ministri un decreto legge che prevede l'uso di inceneritori e misure per la raccolta differenziata. Il decreto fa appello a "misure straordinarie volte al superamento dell’emergenza legata al problema dello smaltimento dei rifiuti in Campania, un problema in crescita a causa dell’oggettiva difficoltà di individuare discariche dove poter conferire rifiuti solidi urbani e della mancanza di valide alternative per lo smaltimento dei rifiuti fuori dalla regione. Al fine di consentire un incisivo coordinamento degli interventi al Capo del Dipartimento della protezione civile della presidenza del Consiglio sono assegnate le funzioni di Commissario delegato per tale emergenza, con facoltà di avvalersi di tre sub-commissari (uno dei quali avrà il compito specifico di individuare soluzioni volte a incrementare la raccolta differenziata). Il provvedimento individua le discariche che potranno essere utilizzate, fino alla cessazione dello stato di emergenza e fatti salvi gli eventuali provvedimenti adottati dall’autorità giudiziaria prima dell’entrata in vigore del decreto, per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani o speciali non pericolosi (che potranno essere destinati in via eccezionale fuori regione), oltre a quelle già autorizzate e realizzate dal Commissario delegato-Prefetto di Napoli e alle ulteriori discariche che il Commissario delegato può individuare per l’attuazione degli obiettivi del decreto-legge. Il provvedimento infine, pone un accento particolare sulle misure volte a informare e coinvolgere la popolazione locale al fine di pervenire a scelte quanto possibile condivise".[3] In realtà, il governo non ha mostrato alcuna volontà di "coinvolgere la popolazione locale" nelle scelte, ma ha deciso in modo unilaterale di costruire nuovi inceneritori sul territorio campano.Un nuovo decreto del governo Prodi, il decreto Legge n. 61, (G.U. n. 108 del 11-5-2007), prevede l'apertura di 5 grandi inceneritori. I siti scelti dal governo sono Serre (Salerno), Lo Uttaro (Caserta, già in funzione), Terzigno (nel parco nazionale del Vesuvio, provincia di Napoli), Savignano Irpino (Avellino), e S. Arcangelo Trimonte (Benevento). Per la scelta dei siti, non sono state fatte "valutazioni di impatto ambientale", e il piano del governo risulta del tutto disinteressato alle conseguenze negative dovute agli inceneritori. Si tratta di un "piano di avvelenamento", ammesso persino dallo stesso decreto governativo, che nel comma 4 dell'art. 1, dice che: "l'utilizzo dei siti di cui al presente articolo è disposto... in deroga alle specifiche disposizioni vigenti in materia ambientale, paesaggistico territoriale, di pianificazione della difesa del suolo, nonché igienico-sanitario". La soluzione scelta dal governo deroga i principi del Testo Unificato della legge regionale, "Norme in materia di gestione, trasformazione, riutilizzo dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati", approvato il 22 febbraio 2007, che nelle disposizioni generali dice: "La presente legge considera la razionale, programmata, integrata e partecipata gestione dei rifiuti quale condizione ineludibile di tutela della salute e di salvaguardia dell’ambiente e del territorio assicurando il rispetto dei principi di equità tra territori e generazioni". L'articolo 7 del decreto del governo Prodi accolla l'intero costo dell'emergenza rifiuti ai cittadini, che ne sono stati vittime e, oltre ad avere le strade piene di spazzatura, hanno dato 2 miliardi di euro alla Fibe, costretti a pagare a peso d'oro ogni chilogrammo di immondizia indifferenziata impacchettata nei loro impianti. Il governo, con la complicità delle autorità locali, per dare profitti enormi alla Fibe, società del gruppo Impregilo accusata di collusione con la camorra, ha fatto in modo che la raccolta differenziata dei rifiuti subisse gravi sabotaggi, e che venisse creata una situazione sconcertante, esponendo i cittadini ad una condizione invivibile e con gravi pericoli per la salute. L'obiettivo era quello di poter ricattare i cittadini dicendo: "se non volete questa condizione disastrosa dovete accettare tutto quello che vogliamo imporvi. Cioè, gli inceneritori e la riapertura delle discariche dove vogliamo noi". Il presidente della repubblica Giorgio Napolitano e il commissario straordinario Bertolaso si sono prestati alla sceneggiata, che avrebbe dovuto rendere i cittadini campani più docili nell'accettare gli inceneritori. In altre parole, si trattava di costringere ad accettare, con l'arma della disperazione, una soluzione proposta come "male minore", ma che in realtà è la peggiore, in quanto saccheggia le casse pubbliche a favore di alcuni imprenditori, e devasta l'ambiente e la salute dei cittadini. Dopo aver creato la situazione di "emergenza", le autorità hanno usato tale situazione per invocare "interventi speciali", in deroga ad ogni minimo principio di rispetto dell'ambiente e della salute. Si legge nel decreto: "Ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di attuare un quadro di adeguate iniziative volte al definitivo superamento dell'emergenza nel settore dei rifiuti in atto nel territorio della regione Campania... Ravvisata l'esigenza di disporre per legge l'individuazione e la realizzazione delle discariche necessarie per lo smaltimento dei rifiuti a fronte dell'impossibilità di provvedervi in via amministrativa... Tenuto conto della grave situazione in atto nel territorio della regione Campania in materia di rifiuti, al fine di consentire anche l'espletamento delle attività di presidio dei siti da destinare a discarica... sono attivati i siti da destinare a discarica presso i seguenti comuni: Serre in provincia di Salerno, Savignano Irpino in provincia di Avellino, Terzigno in provincia di Napoli e Sant'Arcangelo Trimonte in provincia di Benevento... In deroga all'articolo 238 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, i comuni della regione Campania adottano immediatamente le iniziative urgenti per assicurare che, a decorrere dal 1° gennaio 2008 e per un periodo di cinque anni, ai fini della tassa di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, siano applicate misure tariffarie per garantire complessivamente la copertura integrale dei costi di gestione del servizio di smaltimento dei rifiuti". Con questo decreto, le autorità mostrano un comportamento autoritario e antidemocratico, arrogandosi poteri illimitati (cioè che non possono essere limitati dalla sovranità popolare), come avveniva durante il fascismo. Come ai tempi del fascismo, le vittime diventano colpevoli (e devono pagare), come fa capire Napolitano che, anziché spiegare la verità dei fatti, si è scagliato contro i napoletani, rimproverandoli per gli "assurdi atti di vandalismo". Chissà come si sarebbe comportato lui, se fosse stato costretto a pagare bollette salate e a tenere sotto la finestra cumuli di spazzatura fatiscente. Prodi, invece, fa il "neo Mussolini": "Il governo ha preso la sua decisione e ora la metterà in atto", ha dichiarato ai giornalisti a Strasburgo.[4] In molti comuni, sono state molto aspre le contestazioni contro il nuovo piano di discariche deciso dal governo. A Terzigno la popolazione protesta perché vuole che venga protetta l'area del Parco Nazionale del Vesuvio. I cittadini dicono: "Siamo più che mai decisi. Lotteremo per evitare che si perpetri l’ennesimo scempio in un’oasi naturale che inciderà sulla flora e la fauna".[5] A causa della spazzatura, in alcune località campane, come Frattamaggiore, per alcuni giorni sono state chiuse le scuole e sospesi i mercati rionali all’aperto. Per protesta, nei comuni di Secondigliano e Pianura, i sacchetti di spazzatura sono stati gettati in mezzo alla strada. In alcune località, la popolazione ha reagito incendiando i cassonetti dei rifiuti. Questo ha dato la possibilità ai media di soffermarsi a raccontare i casi in cui alcuni cittadini, presi dalla disperazione, hanno appiccato il fuoco ai cumuli di spazzatura, continuando a non spiegare cosa sta realmente succedendo. In questi ultimi giorni, l’Azienda Speciale per l'Igiene Ambientale (Asia), ha raccolto a Napoli circa 1.400 tonnellate di rifiuti, facendo rimanere la situazione di pericolosità igienico-sanitaria. Nelle strade di Napoli sono sparse almeno 2.750 tonnellate di rifiuti. Giorgio Napolitano, Guido Bertolaso, Antonio Bassolino e altre autorità hanno recitato la loro parte invocando "Soluzione in dieci giorni" e "basta ritardi". In realtà si trattava di imporre l'apertura delle discariche, senza tener conto dell'opposizione dei cittadini. Mentre Napolitano avvertiva: "Lo Stato faccia sentire la sua autorità. Servono decisioni indispensabili: basta ritardi", Romano Prodi redarguiva: "Il governo ha preso le sue decisioni, adesso bisogna metterle in atto con assoluta fermezza".[6] In Campania, come in altre parti d'Italia, esistono discariche illegali o non controllate, gestite da organizzazioni mafiose. Già nel 1986, il Corpo forestale dello Stato italiano (Cfs) aveva accertato l’esistenza di 5.978 discariche illegali. Nel 1996, le discariche illegali erano 5.422. Nel 2002 erano scese a 4.866. Il Cfs accertò che 705 di queste discariche abusive trattavano rifiuti pericolosi. Non risultano interventi efficaci da parte dello Stato per estirpare l'illegalità e proteggere la salute dei cittadini. Secondo Legambiente, la camorra ha guadagnato, dal 1995 al 2005, almeno 26,9 miliardi di euro, un vero e proprio impero economico. Un dossier di Legambiente, dal titolo "Rifiuti S.p.A., radiografia dei traffici illeciti anno 2005", documenta che la cosiddetta "ecomafia" tratta anche sostanze altamente pericolose, come gessi contenenti amianto, solventi, polveri di abbattimento fumi o rifiuti presi dalle bonifiche di siti inquinati. Nel rapporto si legge: "Per ogni tipologia di rifiuti trattato e per ogni passaggio attraverso la ragnatela della Rifiuti S.p.A. è prevista una tariffa, che può oscillare da 1 a 50- 60 centesimi di euro". Le reti criminali si fanno concorrenza sul prezzo: "quando il traffico riguarda rifiuti provenienti da privati, il prezzo complessivo dello smaltimento si riduce fino alla metà di quello di mercato; se invece le attività hanno come ’materia prima’ i rifiuti solidi urbani, il prezzo di smaltimento lievita in maniera esponenziale, tanto a pagare è lo Stato". Si tratta di un vero e proprio potere distruttivo e mortifero, come afferma anche un dossier stilato dall'alto commissario anticorruzione, Gianfranco Tatozzi, presentato nel dicembre 2006 al Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (Cnel). Il dossier dice: "Vicende quali l’emergenza rifiuti in Campania, Porto Marghera, Priolo, Punta Perotti, gli spiaggiamenti di navi sulle coste meridionali, testimoniano di un’emergenza ambientale che incombe da tempo sul nostro paese... L’impatto per l’ambiente che ne deriva è devastante per ampie aree, investite anche da abusivismo edilizio imponente e indiscriminato... Le tipologie dell’illecito ambientale con gli anni hanno subìto modifiche. Si è passati dalle grandi discariche abusive ad un sistema basato sugli interramenti non visibili e sull’abbandono incontrollato dei rifiuti in aree e strutture preventivamente individuate. Oggi i traffici di rifiuti seguono procedure complesse che controllano l’intera fase del trasporto e dello stoccaggio, previa falsificazione dei documenti... il traffico di rifiuti pericolosi trattati e smaltiti con sistemi illegali costituisce una vera attività economica, lucrosa e ben sviluppata... una pressione ambientale drammatica e l’acquisizione di rilevanti profitti per le organizzazioni criminali".[7] Tutti conoscono l'esistenza di cave abusive in cui la camorra gestisce i rifiuti industriali, ma le autorità non le hanno mai avversate. Alcuni di questi siti sono stati posti sotto sequestro soltanto dopo che il governo ha mostrato l'intento di approvare lo smaltimento di rifiuti attraverso la costruzione di inceneritori, che permetteranno ad un gruppo di persone di incassare miliardi di euro dalle casse pubbliche. Il piano del governo prevede che lo Stato finanzi gli inceneritori, come fossero "produzione di energia pulita", cosicché gli stessi cittadini pagano per avere ambienti malsani e malattie polmonari o cancerose. I governi italiani, oltre a non fare nulla per l'occupazione e lo sviluppo nel mezzogiorno, proteggono in vari modi gli affari della mafia. A Napoli, in alcuni quartieri popolari, la disoccupazione supera il 50% della popolazione, e i capi clan detengono un potere per nulla avversato dallo Stato. Pur non essendo affatto clandestine, e pur sapendo assai bene chi le gestiva, le discariche di rifiuti tossici hanno continuato a funzionare. Uno studio commissionato dal dipartimento della Protezione Civile all’Organizzazione Mondiale della Sanità ha accertato che "la mortalità generale in Campania è superiore alla media nazionale: +9% per gli uomini e +12% per le donne; La percentuale aumenta se si parla di Tumori del fegato: +19% per gli uomini, +29% per le donne; Le malattie al sistema nervoso si presentano l’83% in più della media nazionale, così come quelle delle malformazioni congenite all’apparato urogenitale: +84%". Le località in cui c'è un'alta incidenza di tumori e malattie polmonari sono quelle in cui si trovano gli impianti di smaltimento abusivo dei rifiuti: Acerra, Bacoli, Caivano, Giugliano, Aversa, Castelvolturno, Villalitarno, Marcianise.[8] Lo smaltimento illecito dei rifiuti ha provocato l’avvelenamento delle falde acquifere, dell'aria, dei terreni e del mare. Le nostre autorità vorrebbero continuare questo scempio ambientale costruendo 5 nuovi inceneritori, che produrranno sostanze altamente nocive e inquinanti, come diossina e polveri fini ed ultrafini (nanoparticelle). Queste emissioni possono entrare nei tessuti organici, generando tumori, problemi immunitari e persino alterazioni del DNA nei bambini. Inoltre, gli inceneritori producono sostanze non ancora studiate, che vengono generate dalla combustione. L’Agenzia governativa di protezione ambientale americana (l’EPA) ha calcolato che il 90% delle emissioni degli inceneritori non sono state studiate e identificate con chiarezza. Sull'autorevole rivista scientifica Stroke, da recente è stato pubblicato uno studio che dimostra che le polveri emesse dagli inceneritori possono provocare l'ictus cerebrale.[9] Altri studi, effettuati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, provano che le microparticelle possono provocare malattie respiratorie, cardiovascolari e cancro al polmone. L'inceneritore è un Killer "legale", non considerato responsabile per le persone che uccide, e una macchina per far soldi. E' una falsa soluzione alla distruzione dei rifiuti, e deresponsabilizza le industrie, facendo credere che fare prodotti che creano molta spazzatura possa essere accettato. L'inceneritore non è nemmeno la soluzione più economica, al contrario, è la più costosa. La scelta del nostro governo può dunque essere compresa soltanto all'interno dell'esistenza del sistema camorristico, che detta la sua legge. Esistono soluzioni alternative, assai più economiche, e che proteggono l'ambiente. Ad esempio, è stato messo a punto il Trattamento Meccanico Biologico (Tmb), che non prevede combustione, e dunque non produce sostanze altamente tossiche. Tale sistema, che permette anche di tagliare i costi, è attualmente utilizzato con successo in alcuni paesi, come l'Australia, la Germania , l'Austria, l'Olanda e il Regno Unito.[10] Questo procedimento prevede la triturazione dei rifiuti e il vaglio attraverso varie misure e passaggi davanti a magneti, in modo tale da separare i rifiuti e poterli in parte recuperare. In questo modo, si riciclano tessuti, carta, legno, metalli, ecc. Utilizzando questo metodo, l'Austria, l'Olanda e la Norvegia riciclano almeno il 40% dei rifiuti, mentre la Svizzera oltre il 50%. La costruzione di inceneritori a spese dello Stato è una truffa, oltre che una beffa per i cittadini italiani, che devono pagare gli impianti e subirne le conseguenze devastanti. La truffa è stata quella resa possibile dal Decreto Legislativo 79/1999, integrato col Decreto Ministeriale dell'11 novembre 1999, che obbligava tutti noi a pagare (nelle bollette) i cosiddetti Cip6 cioè gli incentivi statali per la produzione di energia da fonti rinnovabili, ma faceva entrare nel contesto, paradossalmente, anche gli inceneritori. In tal modo, sono finite nelle tasche di alcuni imprenditori miliardi di euro, per la costruzione di inceneritori in varie parti d'Italia, che avvelenano l'ambiente, nella disinformazione generale. Quando la truffa del Cip6 è saltata alla cronaca, l'Unione Europea ha emanato ben quattro procedure d'infrazione (2004/43/46, 2005/50/61, 2005/40/51 e 2005/23/29). L'idea del Cip6 era nata per incentivare le fonti rinnovabili (sistema eolico e fotovoltaico), ma in realtà soltanto il 19,6% è andato realmente a queste fonti. Tutto il resto è andato nelle tasche di imprenditori di pochi scrupoli, che hanno costruito gli inceneritori. Spiega Angelo Bonelli, capogruppo alla Camera del Sole che ride: "Quella dei Cip6 è una vera truffa, valsa nel 2005 ben 3 miliardi di euro sottratti alle fonti rinnovabili consentendo di bruciare petrolio e rifiuti, una cosa che accade solo in Italia e portandoci infrazioni a iosa. Se gli inceneritori di rifiuti nel mercato non si reggono da soli è evidente che il sistema non regge. Oltretutto i cittadini pagano con la tassa sui rifiuti, non si può avere un sistema imprenditoriale finanziato con i soldi dei cittadini... Un impianto che tratti 160.000 tonnellate di rifiuti l'anno lavorando per 5.000 ore prende 20 milioni di euro ogni anno per 8 anni grazie al Cip6. Così son bravi tutti a fare gli imprenditori".[11] Non c'è alcuna lotta delle nostre autorità contro le attività mafiose, al contrario, viene punita e penalizzata la gente comune, perché vuole liberarsi dal potere camorristico e non vuole vivere in un ambiente malsano. Alcuni politici ammettono apertamente le complicità fra Stato e mafia. Ad esempio, il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, durante un convegno su Legalità e Sicurezza, nel novembre dello scorso anno, ebbe a dire: "Non facciamo i nomi e i cognomi perché spetta alla magistratura farli, ma sappiamo che dietro fenomeni come quello dell'emergenza rifiuti c'è una subalternità alla camorra".[12] Il Sindaco di Napoli, Rosa Iervolino Russo, ha reagito querelandolo. La situazione della Campania è oggi una vetrina del livello di corruzione e di immoralità che le nostre autorità hanno raggiunto, e di come esse non si fanno scrupoli a mettere in pericolo la vita e la salute dei cittadini, pur di assecondare poteri illegali e antidemocratici. Lo spettacolo che i nostri governanti e parlamentari stanno offrendo, e le politiche che attuano, hanno distrutto il turismo, interi settori dell'economia locale e l'ambiente. Il commissario Bertolaso ha avuto la funzione di tirare avanti una situazione pazzesca, per costringere ad accettare la costruzione dei nuovi impianti di incenerimento. La gara d'appalto per la costruzione degli inceneritori era di 4,5 miliardi di euro, ciò nonostante, stranamente, non si è presentato nessuno ed è rimasta soltanto la Fibe , che era stata in un primo tempo allontanata perché accusata di complicità con la camorra. Il decreto del governo Prodi impone l'apertura delle discariche contro la volontà dei cittadini, utilizzando ampiamente la polizia, i carabinieri e l'esercito, per aggredire i presidi dei Comitati di Lotta, al fine di terrorizzare e scoraggiare il proseguimento delle proteste. Ciò è avvenuto, ad esempio, a Serre e a Nocera Superiore. A Serre i cittadini, che protestavano per la vicinanza della discarica ad un'oasi protetta, si sono trovati contro 1000 poliziotti antisommossa. Occorre ricordare che le zone di Serre, Giugliano, Qualiano e Villaricca sono quelle in cui c'è un'incidenza molto alta di tumori. Nel nostro paese, dall'inizio degli anni Novanta, anziché seguire il principio delle "4 R" (riduzione, riutilizzo, recupero di materia e recupero di energia), è stato considerato soltanto il recupero dell'energia. Sono stati creati impianti per produrre del "combustibile derivato dai rifiuti" (Cdr), e si è imposta l’idea di creare inceneritori (detti anche termovalorizzatori), per bruciare i rifiuti e ottenere energia. Ma si è capito che questo modo di affrontare il problema era uno dei peggiori. I cittadini campani chiedono la tutela della salute e dell'ambiente, e in molti comuni, come Visciano, Cimitile, Nola, Comiziano, Casamarciano, San Paolo Belsito e Cicciano, hanno protestato perché le discariche non erano state messe a norma. Le proteste vanno ancora avanti, appoggiate da altri cittadini vittime della stessa arroganza, come i No Tav della Val di Susa, i centri sociali, gli ambientalisti, ecc. Moltissimi sindaci hanno sostenuto la popolazione, ad esempio, Salvatore Vozza, sindaco di Castellammare di Stabia e Francesco Russo, sindaco di Frattamaggiore. Anche il sindaco di Serre, Palmiro Cornetta, si è messo dalla parte dei cittadini, e ha denunciato l'aggressività delle forze dell'ordine contro la popolazione inerme: "da oggi la cittadinanza è in guerra contro lo Stato", ha dichiarato stupefatto. L'11 maggio scorso, contro la popolazione di Serre, hanno scatenato mezzi blindati di carabinieri e polizia, oltre al 21° Genio guastatori di Caserta, reduci della missione Antica Babilonia in Iraq. Oltre 2.000 persone, per resistere, formarono una catena umana. I manifestanti dichiararono: "La carica dell'esercito a Serre è imminente. Siamo fuori da ogni patto democratico. Un decreto legge ha dato a Bertolaso il potere di scavalcare la sentenza della magistratura di Salerno e intervenire con l'esercito per realizzare una discarica da 700 mila tonnellate a 250 metri dal fiume Sele, l'unico ancora non inquinato in Campania. Una popolazione inerme è qui, pronta a resistere fino alla fine". Un appello via Internet ha avvertito numerosi giovani, donne e anziani dei comuni vicini, che giunsero ad unirsi ai manifestanti. Si formò anche una delegazione che creò un presidio sotto la sede della Prefettura. La popolazione si unì a costituire uno scudo umano e tentò di parlare con le "forze dell'ordine" per sensibilizzarle alla lotta, facendo presente che la tutela dell'ambiente è anche nel loro interesse. Alle 7,15 del 12 maggio, i manifestanti vennero selvaggiamente pestati, persino i bambini, che scesero da uno scuolabus per unirsi ai manifestanti, vennero trattati con ostilità e caricati su camion dell'esercito. Col passare delle ore, l'attacco si fece sempre più violento, fino al pestaggio con scudi e manganelli. Intanto un elicottero controllava la situazione per informare il governo in tempo reale. La battaglia sul campo durò più di due ore. Alle 9,30, il ministro dell'Interno Giuliano Amato annunciava che "il capo della polizia mi ha riferito che non ci sono state cariche", mentre in realtà numerose persone erano state aggredite e ferite, e le ruspe del genio militare avevano iniziato i lavori. Alle 14,30 vennero apposti i sigilli e posta l'area sotto sequestro perché si sostenne che "mancano i progetti, manca la valutazione di impatto ambientale e manca anche la notifica dell'ordinanza commissariale". Tuttavia, le "forze dell'ordine" militarizzarono la zona, suscitando ovvie reazioni della cittadinanza, che gridava slogan di vario genere: "Via l'esercito dalla nostra terra. Vogliamo l'oasi non la guerra", "Serre non si tocca, raccolta, raccolta differenziata", "Con Bertolaso alla camorra la porta è aperta", "13 anni di emergenza è ora di fare la resistenza", "Afghanistan, Irak, Serre risolvete tutto con le guerre", "Discariche, inceneritori e camorra fuori dai nostri territori", "L'oasi di Serre non si tocca la difenderemo con la lotta", "Dimissioni, dimissioni" (di Bertolaso e Bassolino).[13] In seguito alla "battaglia di Serre", il governo ha spostato la costruzione della discarica a Macchia Soprana (Salerno). Dovrebbero occorrere almeno due mesi per la costruzione della discarica, cosicché il governo, nel frattempo, come previsto dal decreto legge n. 61, può requisire e utilizzare le cave o discariche illegali sequestrate dalla magistratura. Per confondere le acque, e non far capire la sconcertante realtà ai cittadini, le nostre autorità si mettono anche a litigare fra loro, impuntandosi su "dove" deve essere fatto il sito. Ad esempio, Bertolaso si è espresso contrario al sito a Macchia Soprana, per non dare ad intendere che è l'intera situazione ad essere assurda e inaccettabile. Il sito di Macchia Soprana è stato contestato anche dal ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio. I cittadini campani continuano a protestare contro l'apertura degli inceneritori, presidiando i siti scelti dal governo. Le proteste contro la costruzione degli inceneritori non hanno riguardato soltanto la Campania. Ad esempio, a Forlì, quattrocento medici hanno sottoscritto un documento per impedire il raddoppio degli inceneritori costruiti a Hera e a Mengozzi. Alcune associazioni, come Medici per l’Ambiente, hanno prodotto documenti che denunciano la truffa degli inceneritori, e che andrebbero diffusi su tutto il territorio nazionale. Tutti gli italiani dovrebbero sapere che mentre nel resto del mondo gli inceneritori vengono chiusi per essere soppiantati con metodi più rispettosi dell'ambiente e della salute, il nostro governo costringe i cittadini ad accettare sul loro territorio fonti di distruzione e di malattie, ovvero di accettare il loro stesso sterminio. L'operato del governo è contrario alla normativa UE 2001/77/CE, che disincentiva il fenomeno degli inceneritori, inducendo i paesi europei a tassare coloro che vorrebbero costruire impianti per l'incenerimento dei rifiuti.Oggi l'Italia è l'unico paese a sovvenzionare inceneritori, permettendo ad alcune persone di avere alti profitti sulla pelle dei cittadini. Senza questi sussidi nessun impianto verrebbe costruito. Tutto questo si sta imponendo agli italiani anche con l'utilizzo dell'esercito. Qualcuno spieghi cosa c'è di diverso fra la situazione attuale di dominio autoritario e distruttivo e la vecchia dittatura fascista. A mio avviso, la sola differenza sta nella rassicurante illusione degli italiani di essere "liberi e informati".
Antonella Randazzo
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